Si è tenuta oggi la conferenza stampa realizzata dall’associazione Codici “Indignamoci, ci scippano la dignità e la salute” dal nome della campagna sulla sanità lanciata dall’Associazione.
Sono intervenuti il Segretario Nazionale del Codici, Ivano Giacomelli, Valentina Coppola, Responsabile Nazionale Sportelli al Cittadino e Monia Napolitano, Responsabile Dipartimento Comunicazione CODICI.
Nata all’origine da un sentimento di indignazione verso politici ed amministratori dell’attuale Governo che pensano di risolvere il problema della malpractice sanitaria con diversi atti e proposte di legge parlamentari, che cancellano la responsabilità dei medici. Oggi “indignamoci” è un osservatorio sui casi di malasanità causati dalla negligenza degli operatori del sistema sanitario nazionale che ha portato alla luce diffusi errori medici in Italia e in particolare nel Lazio. Il territorio laziale, con gli ultimi casi verificatisi negli ospedali romani, si presenta una Regione dalle pesanti e gravi inefficienze nel servizio sanitario pubblico.
Il dossier è stato realizzato attraverso la documentazione di fonti istituzionali e sono diversi i temi scottanti emersi:
• le criticità relative al ricorso del taglio cesareo e lo stato in cui versano i reparti maternità
Secondo i dati documentai da Codici dall’Asp Lazio, l’Agenzia di Sanità Pubblica Regionale, nel 2009 il ricorso al taglio cesareo è stato pari al 45 per cento per 100 nati vivi; nel 2008 tale percentuale era pari al 44 per cento. Tale valore risulta significativamente più alto rispetto a raccomandazioni di agenzie internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità che consiglia un ricorso al taglio cesareo non superiore al 20 per cento. Significativi in questo contesto è il caso accaduto nel mese di Ottobre 2010 al San Camillo in Sala Parto, dove un bambino nasce in arresto cardiaco e muore.
La Procura della Repubblica ha aperto una inchiesta, tra le circostanze del decesso pare vi siano il sovraccarico delle emergenze ostetriche, 10 mila sarebbero stati gli accessi da gennaio a settembre abbattutisi sul San Camillo dove, in quel momento, mancavano 10 ginecologi, 8 neonatologi, 16 ostetriche. La causa sembra sia stata la chiusura, per ristrutturazione, dell’ostetricia del San Giovanni e di quella del Sant’Eugenio
• infezioni ospedaliere ed errori sanitari causati da cattiva organizzazione e da negligenza degli operatori sanitari
Nel Lazio, secondo i dati del “Rapporto della commissione d’inchiesta sulla sanità” tra la fine di aprile del 2009 e il 25 gennaio del 2011 si parla di diciannove presunti errori sanitari e altri tredici casi di malasanità. Dei 19 presunti errori – su cui sono in corso accertamenti da parte della magistratura – 11 hanno portato alla morte del paziente e le criticità vanno dalle errate diagnosi, errori in corsia e infezioni ospedaliere causate dalla non adozione delle indicazioni previste dalle circolari ministeriali.
• Le piaghe da decubito
“L’incidenza delle lesioni da decubito è un indicatore della cattiva assistenza e la loro presenza ha un significato prognostico sfavorevole. Codici si è occupato di numerosi casi di piaghe da decubito – commenta Ivano Giacomelli – la prima battaglia in Italia del Codici è stata vinta nel 2004 contro il San Giovanni”.
(A tal proposito è possibile consultare i casi all’interno del dossier pag 7/ 8 )
“L’Osservatorio “Indignamoci” – dichiara Valentina Coppola – dell’associazione Codici porta all’attenzione dello sportello legale della Regione Lazio una media di 480 segnalazioni all’anno. Di queste, 100 vengono approfondite attraverso perizie mediche e legali. All’interno del dossier sono riportati alcuni casi più significativi di cui il CODICI si è occupato o tuttora si sta occupando. Tutti evidenziano le deficienze del sistema sanitario romano; in particolare emergono due fattori sentinella della malpractice sanitaria:
1. le infezioni ospedaliere, determinate da una cattiva organizzazione, molte di queste killer perché se non adeguatamente e tempestivamente trattate conducono alla morte del paziente,
2. le piaghe da decubito, più facili da prevenire che da curare, causate da una cattiva pratica assistenziale”.
“Codici – prosegue Giacomelli – presenta oggi anche una proposta di legge regionale sui diritti del malato con l’obiettivo di riportare al centro dell’attenzione delle strutture e degli operatori sanitari il soggetto principale del sistema sanitario: il cittadino. Il testo – continua il Segretario Nazionale – non si propone di introdurre modifiche sostanziali nella sfera dei diritti ma punta alla razionalizzazione e soprattutto ad “orientare” il sistema. La premessa, di carattere Costituzionale, richiama la centralità della persona e la salute come diritto fondamentale dell’individuo. La Regione, nel rendere concreto questo fondamento che altro non significa che orientare gli sforzi della Pubblica Amministrazione verso l’obiettivo di garantire il bene salute a tutti i cittadini, stabilisce che tali norme siano definite “principi generali”. Di conseguenza tutto il quadro normativo di settore dovrà essere interpretato, sorretto ed indirizzato alla luce dei principi indicati dalla presente legge”.
Concludendo dal quadro tracciato emergono numerose criticità, da cui scaturiscono delle proposte, nel sistema sanitario Regionale che incidono fortemente sullo stato di salute delle persone. Le criticità possono essere così sintetizzate:
• grave disorganizzazione dei servizi, si evince in particolare dai casi che vedono pazienti in ostaggio del pronto soccorso trattenuti ore ed ore in barella prima di essere assistiti. In questo contesto il servizio delle autoambulanze viene sospeso al fine di contenere il disservizio. La carenza di lettighe porta ad occupare quelle delle ambulanze, bloccando il servizio di soccorso pubblico. Codici annuncia esposti alla Procura della Repubblica per interruzione di pubblico servizio;
• spreco di prestazioni senza alcuna indicazione e applicazione in maniera spregiudicata della medicina difensiva, che consiste nel praticare misure terapeutiche che non rispondono al principio di appropriatezza ma come garanzia delle responsabilità medico legali seguenti alle cure mediche prestate. Il mancato controllo sulla appropriatezza delle prestazioni porta alla saturazione delle stesse e alla cattiva gestione del sistema sanitario;
• errori nella diagnosi, in questo contesto vi è una palese mancata applicazione dei protocolli assistenziali che vengono applicati in maniera scorretta, non applicati o applicati in maniera pedissequa e non adeguati al paziente;
• totale assenza delle necessarie verifiche del risultato, scarsa trasparenza nell’azione sanitaria e pessima organizzazione. Tale cattiva gestione si evidenzia a causa dei noti e frequenti casi di ulcere da decubito e di infezioni ospedaliere;
• 118: ritardi ed inefficienze ” croniche” a causa della cattiva organizzazione;
In merito alla piaga delle liste d’attesa il cui abbattimento era definito “priorità assistenziale” già nel Piano Sanitario 1998-2000 e dell’accesso alle prestazioni sanitarie propone:
• l’integrazione nel circuito CUP di tutte le strutture che erogano servizi sanitari: oltre agli Ospedali ed agli Ambulatori, gestiti direttamente dal Servizio sanitario regionale, anche di tutte le strutture private che ne entrano a far parte integrante attraverso l’accreditamento;
• Intramoenia: l’attuale gestione dell’attività professionale intramuraria contribuisce decisamente all’allungamento dei tempi d’attesa. La correlazione tra esercizio professionale privato intramoenia e liste di attesa è posta in evidenza già dall’atto di indirizzo e coordinamento per l’esercizio dell’attività professionale intramuraria dei medici (Decreto del 27-3-2000) dove è stabilito che “l’attività professionale intramuraria deve essere finalizzata alla riduzione delle liste d’attesa”. Purtroppo si è verificato il contrario!
• controllo da parte dei cittadini: è necessario attivare tutti gli strumenti di partecipazione previsti dalla legge, tra questi le carte dei servizi, le quali devono essere rimodulate sulla base delle esigenze poste in essere;
• contro la deresponsabilizzazione dei medici: ancora ferme al Senato ci sono proposte di legge secondo le quali Medici ed infermieri non risponderanno più dei danni che causano ai pazienti in conseguenza di imprudenza, imperizia e negligenza, neanche dal punto di vista disciplinare. Queste proposte di legge vogliono escludere la responsabilità anche per colpa grave. INDIGNAMOCI!
Siamo di fronte ad un sistema sanitario disorganizzato e che rasenta il degrado. Una forma di disorganizzazione che si ipotizza sia dovuta, con l’obiettivo di alimentare la sanità alternativa a quella pubblica.