Codici: conflitto sociale sempre più aspro, chiediamo al Governo decisioni chiare per aiutare gli italiani a rialzarsi

Un Paese in ginocchio, ma non solo per colpa della pandemia.

L’associazione Codici segue con preoccupazione il moltiplicarsi delle proteste da Nord a Sud, ritenendole un campanello d’allarme che non può e non deve essere ignorato o sottovalutato.

“Il conflitto sociale si sta inasprendo – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e questo si spiega anche con alcune scelte adottate ed alcuni fatti che si sono verificati. Nel primo caso, ci riferiamo ad esempio all’azione delle Regioni in materia di vaccini. Si procede in ordine sparso, ignorando principi che dovrebbero essere basilari, come la priorità nelle vaccinazioni. Invece di dare la precedenza agli anziani ed alle persone fragili, si tutelano ordini professionali che dovrebbero attendere pazientemente il loro turno o, peggio, si aprono corsie preferenziali per amici e parenti. Tutto questo non contribuisce certamente a rassicurare gli italiani, che si stanno rendendo conto in maniera sempre più chiara che qualcosa non va, che non tutti remano nella stessa direzione. E qui veniamo al secondo aspetto, i fatti che minano la credibilità del sistema. Il caso del piano pandemico non aggiornato dal 2006 è di una gravità inaudita. A nostro avviso è la punta dell’iceberg della gestione sbagliata ed approssimativa dell’emergenza. La Procura sta indagando e ci auguriamo che riesca ad individuare i responsabili di questo sciagurato fallimento. Di fronte a tutte queste criticità, alle enormi lacune che emergono con frequenza sempre maggiore, si continuano a chiedere agli italiani sacrifici su sacrifici. I cittadini sono stremati, non ce la fanno più. Bisogna cambiare strategia. Chiediamo al Governo di adottare decisioni chiare, che oltre a garantire sostegni concreti, siano anche in grado di ridare fiducia alla popolazione. Se si continuerà a ricorrere a scelte incomprensibili, se le Regioni proseguiranno a muoversi in ordine sparso, se il piano vaccini proseguirà all’insegna dei dubbi e della rincorsa alle dosi sempre insufficienti, il Paese sprofonderà in una condizione pericolosa, da cui poi sarà difficile uscire”.