Di tutto, di più. È quello che offre il web, dove non sempre, però, l’acquisto è legale.
L’ennesima dimostrazione arriva dalla vasta operazione anticontraffazione, condotta dai militari della Compagnia Guardia di Finanza di Jesi (AN) nelle scorse settimane sul web, denominata “Fake shopping”, che ha permesso di individuare e sanzionare oltre millequattrocento persone che pensavano di acquistare illecitamente dalle loro abitazioni e uffici, senza incorrere nelle previste sanzioni, capi di abbigliamento di lusso contraffatti, di importanti marchi quali Louis Vuitton, Gucci, Chanel, Christian Dior, Hermes, Alexander McQueen, Dolce & Gabbana, Valentino, Stella McCartney, Christian Louboutin, Yves Saint Laurent.
Le complesse indagini hanno preso avvio da una prolungata attività di monitoraggio effettuata dai finanzieri sulla rete internet, che ha consentito di scoprire l’utilizzo della piattaforma di social network “Instagram” da parte di soggetti facenti capo a una stessa organizzazione, i quali offrivano su alcuni profili un vasto campionario di prodotti di alta gamma, quali calzature, borse, accessori, capi di abbigliamento, che invece di costare centinaia o migliaia di euro venivano offerti a prezzi sensibilmente più bassi, in quanto si trattava di beni con marchi contraffatti, sebbene molto simili agli originali.
In particolare, in una prima fase sulla piattaforma social venivano inseriti appositamente dei link dedicati che pubblicizzavano prodotti analoghi a quelli delle grandi firme ma privi di marchio e senza indicazione del prezzo, ciò al fine di eludere eventuali controlli delle autorità.
Durante le successive investigazioni, coordinate dalla Procura della Repubblica di Ancona, le Fiamme Gialle sono dapprima riuscite a individuare un’abitazione sita nel Comune di Cupramontana (An), ove una donna ventisettenne, ufficialmente non occupata e convivente con i propri genitori, aveva costituito la base delle proprie attività illecite.
A seguito di attività di perquisizione, su delega dell’Autorità Giudiziaria, nei citati locali riuscivano a sequestrare uno smartphone e due hard disk contenenti migliaia di file, relativi alle vendite illecite, oltre ad un’agenda contenente i dati degli ordini.
Grazie al minuzioso esame del materiale informatico e della documentazione acquisita, oltre ai contestuali accertamenti bancari, è stato possibile risalire alle dinamiche e ai flussi delle vendite, alle modalità di ordine e pagamento, oltre che all’origine della merce contraffatta.
Nel dettaglio, è stato accertato che i potenziali clienti, dopo aver visonato, come detto, sui canali Instagram i prodotti privi di marchio, avevano successivi contatti con i venditori attraverso la messaggistica Instagram e Whatsapp, durante i quali venivano svelati la vera natura dei prodotti di lusso contraffatti e i relativi prezzi d’acquisto, di gran lunga inferiori agli originali.
Una volta scelto il prodotto, il cliente procedeva al pagamento in forma anticipata, prevalentemente mediante accredito su carte Postepay, sotto forma di ricarica o di bonifico, con successiva consegna tramite corriere espresso con spedizione dall’Estremo Oriente.
Al fine di fidelizzare il “cliente” venivano anche praticati sconti e ideate campagne promozionali dedicate sui profili Instagram individuati, con la possibilità pure di richiedere la disponibilità di ulteriori articoli eventualmente non presenti fra quelli pubblicati.
I militari della Compagnia di Jesi hanno altresì ricostruito, grazie alle articolate indagini, la posizione di altri appartenenti della fitta rete di vendita della merce, localizzati in altri Comuni ubicati anche al di fuori della provincia di Ancona, ovvero a Macerata, Palermo e Barletta-Andria-Trani.
Tali soggetti erano deputati a intrattenere i contatti con i fornitori dei prodotti, ubicati in Cina, Paese dal quale partivano tutte le spedizioni della merce acquistata, che venivano recapitate direttamente al domicilio dell’acquirente.
Le attività eseguite dalle Fiamme Gialle, quindi, hanno portato alla denuncia di sette responsabili per il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci.
Una parte importante dell’indagine è stata quella relativa all’individuazione, sull’intero territorio nazionale, di centinaia di acquirenti che in un arco temporale di circa 3 anni (dal 2017 al 2020) hanno acquistato prodotti delle note griffes di alta moda a livello internazionale, mediante la meticolosa ricostruzione degli ordini, effettuata incrociando i pagamenti ricevuti sulle carte prepagate in uso alle persone indagate, che alla fine sono risultati essere millequattocentoventi.
Nei loro confronti si è proceduto a contestare la violazione amministrativa prevista, con l’applicazione della sanzione pecuniaria di duecento euro per ogni singolo acquisto, per un totale pari a 284.000 euro.
Nel corso dell’operazione sono stati anche recuperati da alcuni acquirenti e sottoposti a sequestro numerosi prodotti con marchio contraffatto, che erano già stati consegnati.
L’operazione svolta si inquadra nell’ambito delle più ampie attività eseguite dal Corpo a salvaguardia del mercato dei beni e servizi, con particolare riguardo alla contraffazione, alla tutela del “Made in Italy” e alla sicurezza dei prodotti, a favore della salute dei consumatori e della libera concorrenza.
Il progetto Io Sono Originale
Alla lotta anticontraffazione è dedicato il progetto Io Sono Originale, un’iniziativa della Direzione Generale Lotta alla Contraffazione – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, del Ministero dello Sviluppo Economico, che vede impegnata anche l’associazione CODICI.
Per saperne di più: https://www.educazionedigitale.it/iosonooriginale/.