La Corte di Appello di Roma ha confermato l’accusa di mafia al clan Casamonica.
La decisione dei giudici
Dopo oltre 6 ore di camera di consiglio, il 30 novembre i giudici hanno emesso la loro sentenza nel processo a carico di circa 40 persone, accusate, tra gli altri reati, di associazione mafiosa dedita al traffico ed allo spaccio di droga, estorsione, usura e detenzione illegale di armi. La Corte di Appello ha accolto le richieste avanzate dalla Procura, che ad ottobre aveva sollecitato la conferma delle condanne emesse in primo grado.
I significati della sentenza
In aula nel corso del processo anche i legali dell’associazione Codici, che si è costiuita parte civile così come il Forum delle Associazioni Antiusura. “Si tratta di una sentenza importante – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici –, perché conferma l’impianto accusatorio, accogliendo il ricorso della Procura. L’accusa di mafia è stata confermata, il 416bis è stato riconosciuto. Questa sentenza si ricollega ad altre che hanno fatto emergere una situazione grave a Roma, pensiamo ad esempio al clan Gambacurta, altro processo che ci ha visto in aula. In questo momento caratterizzato da tanti commenti positivi non bisogna però dimenticare o sottovalutare un elemento importante del processo al clan Casamonica. La forza di intimidazione impressionante esercitata dal clan ha fatto sì che nessuna delle vittime si sia presentata in aula a testimoniare. Bisogna riflettere e intervenire su questo aspetto. Come dimostra la sentenza emessa dalla Corte di Appello, lo Stato c’è ma è necessario anche garantire un aiuto più diretto, concreto e veloce a chi si trova in difficoltà. E soprattutto è fondamentale che lo Stato agisca tempestivamente per riappropriarsi degli spazi sottratti alla criminalità, riconsegnandoli alla legalità”.
L’operazione Gramigna Bis
Il video dell’operazione Gramigna Bis eseguita nel 2019 dai Carabinieri.