Pacchetti presenti nei videogames che gli utenti possono acquistare per migliorare il proprio personaggio, sia in termini di potenzialità che di estetica.
Il pacchetto dei desideri
Sono le loot boxes, l’oggetto del desiderio di tanti ed anche di un dibattito che in alcuni Paesi, come il Belgio, ha portato a disporne il divieto. Un tema delicato e complesso, che l’associazione Codici monitora da tempo e su cui torna a richiamare l’attenzione. “Non vogliamo creare allarmismi – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e nemmeno demonizzare questi pacchetti o i videogames. Quello che ci preme è avvisare i consumatori dei rischi a cui vanno incontro. Il tutto considerando un aspetto, a nostro avviso importante, ovvero che molti utenti sono giovani, a volte minorenni, e quindi l’attenzione deve essere massima, anche da parte dei genitori”.
Acquisti pericolosi
“In diversi giochi c’è la possibilità di acquistare le loot boxes – dichiara Davide Zanon, Segretario di Codici Lombardia – e bisogna dire che sono pacchetti anche particolarmente ambiti. Molti utenti, infatti, sono alla ricerca di potenziamenti per il proprio avatar o di nuovi oggetti, anche solo per seguire la moda. Attenzione: non ci sono garanzie sul fatto di trovare all’interno del pacchetto un determinato oggetto, siamo nel campo delle possibilità. Non è un dettaglio. Dopo aver comprato una loot box senza aver trovato l’arma oppure il vestito sperato, l’utente può essere spinto a fare un nuovo acquisto e poi un altro ancora, fino a quando non trova l’oggetto desiderato. È così che si innesca una dipendenza pericolosa ed è sempre per questo motivo che in alcuni Paesi questo sistema è stato vietato, perché ha caratteristiche simili al gioco d’azzardo. Non è semplice dare una definizione delle loot boxes. Di sicuro non bisogna sottovalutare la questione, perché è facile farsi prendere la mano e ritrovarsi non solo ad aver speso somme importanti, ma anche dipendenti dal gioco e dagli acquisti ad esso collegati. Un meccanismo da cui non è semplice liberarsi, tanto che in alcuni casi si ricorre all’assistenza di uno psicoterapeuta”.